LARGO DUOMO
Rivista dell’Ordine degli Architetti PPC di Livorno.
La distanza che le riviste di architettura hanno in Italia è ormai segnata da un distacco temporale e contenutistico tra la pubblicistica e i lettori.
La tensione scaturita da questa considerazione porta Eutropia Architettura a proporre all’Ordine degli Architetti PPC di Livorno un nuovo livello di lettura come traduzione di una realtà architettonica affrontabile dal punto di vista teorico e pratico, segno di un ancora esistente metodologia interpretabile dai lettori.
LA VERSILIA DI FRANCESCO TOMASSI
Architetti del Novecento.
«Francesco Tomassi in Versilia: per me, che critico d’architettura certo non sono, questo tema evoca soprattutto la Cittadella del Carnevale, anzi un momento molto speciale che vi ho vissuto: il 3 settembre 2003, quando in quel complesso da Tomassi progettato e costruito si svolse la cerimonia del Premio Viareggio, che per la saggistica fu assegnato quell’anno al mio Italia S.p.A. L’assalto al patrimonio culturale (Einaudi). Presidente della giuria e del Premio era allora, e per l’ultima volta, Cesare Garboli, che riuscì ad esser
LA LIVORNO DI FRANCESCO TOMASSI
Architetti del Novecento.
Caro Francesco,
un Architetto d’avanguardia e di talento (Luca Barontini / Eutropia) e per di più livornese, mi chiede una premessa a un libro sul tuo lavoro intitolato “Francesco Tomassi - Vuoto|Strada|Colore” - ne ho avuto le bozze: si apre con due quadri, poi (sottotitolo “Vuoto”)
I CENTO DISEGNI DI LEONARDO SAVIOLI
Il volume indaga il corpus delle circa cento tavole disegnate da Leonardo Savioli nei primi anni Quaranta sull’ambizioso tema della Città Ideale. Il punto di partenza è la distruzione della città reale a causa della Seconda guerra mondiale e dei suoi bombardamenti, che spinse allora tanto Savioli quanto il suo collega Leonardo Ricci e il loro comune maestro Giovanni Michelucci a guardare insieme verso il futuro con una rinnovata speranza.
ADOLFO NATALINI PRINCIPE DELL’ARCHITETTURA
Il punk e lo sguardo del maestro 1977. Mentre Joe Strummer cantava “White riot - I wanna riot / White riot - a riot of my own”, la cultura punk spazzava via i sentimenti collettivi degli anni ‘60-’70 in nome di un nuovo individualismo. L'unica rivoluzione possibile era ormai quella “of my own”: una rivoluzione personale, intima, solitaria, fatta con il proprio corpo, a volte sul proprio corpo.